Franz Kafka e la sfinge del potere by Fabrizio Sciacca

Franz Kafka e la sfinge del potere by Fabrizio Sciacca

autore:Fabrizio Sciacca [Sciacca, Fabrizio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2024-02-23T00:00:00+00:00


4.

IL SÉ MUTANTE.

L’ESTRUSIONE DELLA POLITICA

Nur dein Nichts ist die Erfarung,

Die sie von dir haben darf.

Solo il tuo nulla è l’esperienza

che il tempo può avere di te1.

1. «Mutando riposa»

In Kafka, come tra Kafka e il K. del Processo o del Castello, non si ha una dicotomia soggetto/oggetto2. Non un linguaggio narrativo; non una scrittura descrittiva, ma espressiva3. La negazione di questa dicotomia trova conferma in una prosa priva di psicologismi. L’esempio più chiaro è nella Metamorfosi: «Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sonni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo [zu einem ungeheueren Ungeziefer verwandelt]. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando a poco a poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta del letto, vicina a scivolar giù tutta, si manteneva a fatica. Le gambe, numerose e sottili da far pietà, rispetto alla sua corporatura normale, tremolavano senza tregua in un confuso luccichio dinanzi ai suoi occhi»4.

Sappiamo innanzitutto dallo stesso Kafka che l’idea del racconto e il racconto stesso scaturiscono davvero da penose notti insonni. A Felice riferisce: «dovrò […] scrivere un breve racconto che mi è venuto in mente a letto nella mia pena [in dem Jammer] e incalza dentro di me [mich innerlichst bedrängt]»5.

L’esempio della Metamorfosi è emblematico per l’assenza della dicotomia tra soggetto narrante e oggetto narrato. Leggere di questo corpo troppo grande e inutile di Samsa-insetto, è come rileggere di Kafka-figlio quando, nella Lettera al padre, parla esplicitamente di sé stesso: così come, attraverso Samsa, Kafka ne parla implicitamente. ‘Samsa’ e ‘Kafka’ presentano due elementi paronimici, s/k e m/f.

Non è che Samsa si senta un insetto: si trova trasformato in un insetto parassita [Ungeziefer] – o perlomeno, in qualcosa di simile. Come sottolinea Giampaolo Azzoni, ciò ha probabilmente a che fare con l’idea di arbitrarietà del corpo umano6.

Innanzitutto, suona alquanto vago dire che si tratti di uno scarafaggio. Kafka dà pure delle indicazioni per dedurne le dimensioni, senza mai essere esplicito al riguardo. Talora dice che arriva all’altezza della serratura della porta, talaltra che occupa l’estensione del materasso. Quanto alla specie zoologica, ci sono elementi divergenti per farne allo stesso tempo un coleottero (la schiena dura come una corazza, il corpo convesso) o uno scarafaggio (la schiena talmente morbida da lasciarvi incastrare una mela, l’odore nauseabondo, l’essere onnivoro, la predilezione per muri e soffitti). Scenario volutamente ambiguo, che fa dell’indeterminatezza un corollario necessario della perdita identitaria. In una lettera a Kurt Wolff che proponeva l’illustrazione del frontespizio del racconto, Kafka scrive che «l’insetto non può essere disegnato [gezeichnet]», e che «non lo si può far vedere neanche da lontano»7.

Sovviene Eraclito: «Mutando riposa [Μεταβάλλον ἀναπαύεται]»8. Il frammento viene riportato nella quarta Enneade di Plotino, nella parte in cui espone la discesa dell’anima dei corpi: «Destandomi al mio vero essere dal sogno corporeo ed estraniandomi a ogni altra cosa»9. Plotino si chiede come sia possibile questa estraniazione che coincide con l’appartenenza a una «più alta forma di vita»,



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